Anche quest’anno, in prossimità della discussione per l’approvazione della nuova Legge di Bilancio per l’anno 2021, le maggiori testate giornalistiche tornano a trattare il tema dell’imposta sulle successioni e donazioni e della sua possibile modifica in termini peggiorativi.

È, infatti, noto che l’Italia goda di una disciplina molto più favorevole rispetto a quella in vigore nei principali Stati Europei, con riferimento sia alle aliquote applicate (4%, 6% e 8% rispetto ad una media europea del 21%) sia alle franchigie (Euro 1.000.000,00 per le donazioni in linea retta rispetto ad una media europea inferiore a Euro 200.000,00) e sia alla base imponibile che, ad esempio, per gli immobili viene calcolata sulla base dei valori catastali e per le partecipazioni societarie sul valore del patrimonio netto.

Significativo risulta, altresì, il dato dell’OCSE sul gettito fiscale italiano, riferito all’anno 2018, derivante dall’imposta sulle successioni e donazioni, pari a 820 milioni di Euro (0,05% del PIL) rispetto al medesimo dato di altri Paesi Europei (Francia: 14,3 miliardi di Euro, pari allo 0,61% del PIL; Germania: 6,8 miliardi di Euro, Regno Unito: 5,9 miliardi di Euro e Spagna: 2,7 miliardi di Euro, tutti pari a circa lo 0,25% del PIL).

In Italia una concreta ipotesi di modifica in pejus delle attuali previsioni è stata dibattuta a seguito di una proposta di legge (n. 2830 del 20 gennaio 2015) presentata da alcuni deputati nel mese di gennaio 2015 che non ha poi avuto seguito. Nel corso di questo ultimo anno, tuttavia, anche in ragione dell’impatto della Pandemia da Covid-19 sull’economia del Paese, più di una forza politica ha invocato la necessità di modificare l’imposta di cui si discute.

Nell’attesa di conoscere quali saranno gli eventuali sviluppi normativi in materia, il nostro Studio si rende disponibile per ogni maggiore approfondimento.